Leviathan Wakes (2011, Orbit Books), primo romanzo di una
trilogia fantascientifica, scritto da tale Corey S.A. James (che
altro non è che uno pseudonimo scelto dagli autori, ovvero due
scrittori famosi per essere anche assistenti di George R.R. Martin di
cui non ricordo i nomi), è uno di quei libri che ti tieni da parte
per cuocerti sotto un ombrellone ma si rivela la storia che devi
divorare in fretta e furia. Ti sa prendere, sa come trascinarti qua e
là da un capitolo all'altro (e dire che ho iniziato a leggerlo
senza neanche averne letto la sinossi o nient'altro a riguardo, uno
dei pochissimi libri che ho affrontato a scatola chiusa), sa come farti divertire.
La storia è ambientata in un imprecisato futuro che potrebbe essere più o meno prossimo: Marte è già bello che colonizzato e verde, Facebook sembra essere stato debellato e un certo Epstein Drive, motore inventato da un vecchio pazzo su cui non ci è dato sapere altro, ha dato all'uomo la facoltà di muoversi a velocità impressionanti nel sistema solare.
La storia è ambientata in un imprecisato futuro che potrebbe essere più o meno prossimo: Marte è già bello che colonizzato e verde, Facebook sembra essere stato debellato e un certo Epstein Drive, motore inventato da un vecchio pazzo su cui non ci è dato sapere altro, ha dato all'uomo la facoltà di muoversi a velocità impressionanti nel sistema solare.
L'umanità è composta dai
terrestri, fieri di esserne la culla, sicuri dentro il loro pozzo
gravitazionale d'origine da cui l'atmosfera non può fuggire; poi ci
sono i marziani, volenterosi di mostrarsi migliori e diversi dai
terrestri, nei confronti dei quali è riconoscibile un certo odio di
fondo, anche loro accomodati sul fondo del pozzo gravitazionale di
Marte, armati di ottima tecnologia e un'ancor più eccellente flotta;
infine arrivano i Belters, gli abitanti dei vari corpi che orbitano
nella Fascia (Belt) di asteroidi compresa tra Marte e Giove: umani
che nascono e crescono senza una vera accelerazione gravitazionale
costante a sorreggerli, ma abituati a fluttuazioni di piccole dosi di
questa, sono un popolo alla forte ricerca di una propria identità
che li emancipi dagli umani dei "pianeti interni".
L'umanità che colonizza il
sistema solare non è un grande e solido impero luccicante. Questa
umanità è una razza divisa, che si attacca ad ogni roccia su cui
può trovare un goccio d'acqua, che si annida su asteroidi minuscoli
come ragni nei buchi dei muri.
La sopravvivenza di milioni
viene messa a rischio anche solo se se una nave che trasporta
ghiaccio dalla fascia di asteroidi viene depredata o distrutta. In
effetti, è proprio questo l'evento che dà inizio a tutta l'azione
del romanzo.
Veniamo subito a conoscenza
dei due protagonisti del romanzo, dai cui punti di vista sono narrati
alternativamente i capitoli (scelta non sempre felice, ma utile per
molti espedienti narrativi): il capitano Jim Holden, uomo tanto retto
quanto ingenuo, capace, comunque, nel fare il proprio lavoro, e il
detective Joe Miller, classica figura dell'indagatore molto pulp ma
con qualche anno di servizio di troppo e un senso costante di
disillusione addosso.
In totale il libro soffre un
po' di continuo episodimo, a volte alcuni risvolti possono essere
intuiti in anticipo e forse la struttura dei capitoli alternati tra i
due protagonisti non è il massimo, ma c'è anche da dire che la
storia è una Signora Storia, attinge dal pulp, talvolta dall'horror,
è ricchissima di colpi di scena e, proprio per questo, vuota di
momenti morti.
Una storia da leggere,
insomma, e non soltanto per cercare sonno all'ombra di un ombrellone.
p.s. appena ho finito di
leggere il libro ho scoperto che la Syfy (Z-Nation anybody?) ne sta
producendo una serie da 10 puntate, inutile dire quanto la stia
attendendo!
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