domenica 21 giugno 2015

Assolutamente da non perdere: Annihilator di Grant Morrison

Spoiler: è un fumetto fantastico.
Al centro della nostra galassia, la Via Lattea, un immenso buco nero distorce a suo piacimento lo spaziotempo.
Qui da noi, in periferia, ha preso il nome di Saggittarius A*, ma i più centrali lo conoscono come il Grande Annientatore. 

Sì, proprio lui
 Pericolosamente in volo su una disperata orbita decrescente attorno ad esso, giace Dis, la prigione più sicura e fatale mai creata.
Sì, questa. Anche se sospetto che si sia presa qualche libertà sulle scale di grandezza...
Questo è lo scenario proposto da Ray Spass (pronunciato "space" come in deep space! ), giovane scrittore sceneggiatore per le radiosa Hollywood, quando si trova a dover gestire un blockbuster che dovrà essere una storia di fantasmi.
Ovvero la storia di una prigione spaziale infestata e diretta verso un destino certo e poco luminoso, da cui il suo protagonista, tale Max Nomax, dovrà fuggire, compiendo l'opera d'arte più grande mai performata. 

E qui mi fermo, per non spoilerare nessun altro aspetto di questo fumetto in sei parti.
Un lavoro firmato Grant Morrison e Frazer Irving che mi sta facendo veramente trepidare,  di volta in volta, per leggere il numero successivo. Una storia così strana, sparsa su più livelli narrativi ma così deliziosamente sci-fi, scritta e disegnata 
(e colorata, cavolo)
così bene da non farti vedere l'ora di voltare pagina per vedere cos'altro possa stupirti (visto che nel giro di poche pagine si può passare tranquillamente da una festa a base di droga e puttane alla riunione di un super tribunale divino interstellare).
Un lavoro altamente consigliato: Annihilator è una bella storia di fantascienza (con, giustamente, qualche pretesa in più) che, ahimè ahimè, vi farà persino dimenticare di aver speso 3,50 € per uno spillatino da 30 pagine.

Edito in Italia dalla ItalyComics romana, si è appena concluso (ma io sono al terzo numero, quindi zitti), e a me sta facendo pensare di amare sempre un po' di più quel pazzo sciamano di Grant Morrison.

venerdì 5 giugno 2015

Crawling from the wreckage: la Doom Patrol di Grant Morrison



Esiste, da qualche parte in America, un uomo assolutamente folle e antipatico. Il suo nome è Niles Caulder, si muove su una sedia a rotelle con enormi cannoni montati sopra ed è ossessionato dalla Doom Patrol.



Nel 1989 arriva a scrivere le storie del supergruppo più scalcagnato e sfigato della storia Grant Morrison, uomo nato con il potere mutante di distruggere la mente dei lettori di fumetti.
Premettendo che, alla lettura di questi numeri, non conosco assolutamente nulla di questo gruppo, e premettendo che, dopo aver finito di leggere il primo volume della Lion della gestione di Morrison, amo assolutamente la DP, voglio parlarvi della saga in quattro numeri  “Crawling from the wreckage” (Doom Patrol vol 2, #19-#22) con cui Morrison inizia il suo ciclo e voglio anche chiudere questa frase piena di periodi e di virgole.

Sappiate che la DP è un gruppo terribilmente stupendo.
In un mondo sorvegliato dalla JLA, in un settore dello spazio protetto da almeno 4 lanterne verdi eccetera eccetera, pensare che un gruppo di mostri se ne vada in giro guidato da un pazzoide in carrozzina a combattere scimmie che parlano francese e vecchi generali che bramano l’immortalità mi ha fatto letteralmente impazzire.
Eppure, la loro storia editoriale è stata molto travagliata, nei secoli dei secoli. Ma, siccome non saprei parlarvene, visto che ho scelto di non leggere la loro pagina di Wikipedia, ma di leggermi piano piano le prime storie, non ve ne parlerò.

Crawling from the Wreckage si apre con “Sopravvissuti al disastro”, 24 pagine in cui si riprendono vecchi fili e trame, si tenta di riassemblare un gruppo (ricordate il vecchio ossessionato?), le turbe di un uomo robotico vengono esternate,

Larry “Spirito Negativo” decide di elevare la propria natura ad un livello superiore

e conosciamo Crazy Jane, personaggio assolutamente stupendo e polimorfo ( quando leggerete, capirete)

Tutto questo mentre la realtà sta venedo invasa da un mondo fittizio creato per scherzo. Dal numero successivo in poi, infatti, assistiamo a un veloce degrado del mondo della DP, vediamo un Morrison che si sbizzarrisce sparpagliando in giro uomini forbice che possono esiliarti dalla realtà, ombre che uccidono i propri “corpi”,  frigoriferi immensi che acciaccano preti. La logica a cui la nostra realtà è soggetta va a farsi friggere, lo spazio è lentamente occupato e sostituito da un non-luogo impossibile su cui si estendono per miglia e miglia strutture fatte di vetro e ossa. Orqwith, la città dei miracoli, si sta espandendo. Tutto questo giocare su implicazioni filosofiche che permettono l’esistenza di un pensiero, che non-negano al nulla di impossessarsi di ciò che esiste, è ripreso da un assurdo racconto di un assurdo scrittore: “Tlön, Uqbar, Orbis Tertius“ di J. Luis Borges.
(se non avete letto Finizioni, raccolta di racconti in cui questo è incluso, vi consiglio vivamente di farlo subito. E se non avete mai letto nulla di Borges, mi spiace per voi)

Mentre la relatà viene dissipata e messa in difficoltà, ci viene mostrata una riunione della DP finalmente al completo. In tutto il suo splendore possiamo ammirare: Cliff “Robotman” che, elevato a grado di “comandante in campo” non riesce assolutamente a comprendere cosa sta succedendo, Niles Caulder che si lecca i baffi, avendo tra le mani una buona occasione per mostrare al mondo quanto sia utile il supergruppo di cui è a capo, “Rebis” che, nella sua ermeticità, è l’unico che possa avere una logica in grado di affrontare l’avanzata di Orqwith, Crazy Jane che passa da una personalità all’altra (ho già detto quanto ami questa/e donna/persone?) e riesce a decifrare il linguaggio scomposto e allucinante degli Uomini Forbice, linguaggio in cui risiede la domanda in grado di far cessare l’impossibile esistenza di Orqwith stessa, e Joshua “Tempest” che…  bè, non fa niente in realtà, si lamenta.
Da qui si passa direttamente all’azione, si viene immersi in Orqwith, la Doom Patrol e il lettore stessi sono messi di fronte all’irrazionalità, alle strane coincidenze di questo mondo e ai suoi due sacerdoti che attendono in eterno la domanda dinanzi a cui tutto questo potrà essere dissolto.  



Un bellissimo e confuso intreccio di azione, ragionamenti non lineari e dispute filosofiche su come possa essere concesso al nulla di essere. 
Una sfida che sfiora l’incomprensibile. 
Una storia che lascia il lettore disorientato, ma con la voglia di leggere e rileggere quello a cui ha appena assistito.
Se non fosse che le storie che seguiranno, sono ancora più allucinanti.
Penso che ve ne parlerò, prossimamente.